martedì 27 febbraio 2007

Storie, Pensieri, Canzoni

Disclaimer:
Questo post è senza foto in quanto se esistesse una macchina in grado di fotografare storie, pensieri e canzoni, sarebbe la tomba delle emozioni.
Consiglio comunque di fare un giro sul blog di musicomane e guardare il post sul St. Kilda Festival.

Una sera in un piccolo party domestico da Adam, conosco Greg.
Personaggio assai particolare (sembra Sergio Rubini nei momenti peggiori) ma davvero interessante.
Australiano d’origine italiana, aborigeno onorario, adora narrare.
Io adoro ascoltare.

“La storia dell’ultima invasione subita dall’Australia”

La storia ci insegna che l’Australia non è mai stata invasa.
“Bullshits!”
Circa 400 anni fa, prima che l’occidente scoprisse questa terra, ci fu un colossale tentativo di invasione da parte delle tribù Maori.
10.000 Maori partirono dalla Nuova Zelanda, affrontando il mare di Tasman a bordo di migliaia di grosse canoe, alla volta dell’Australia.
Le vedette di una tribù aborigena avvistarono l’avanscoperta Maori nel mare di fronte a Byron Bay.
Le vedette corsero al villaggio per dare l’allarme.
Dal villaggio, i più veloci vennero mandati ad avvertire i villaggi vicini, anche se di altre tribù, nemiche fino al giorno prima, e i più forti vennero mandati a Byron bay.
Questo accadde in ogni villaggio, sempre più velocemente, sempre più capillarmente.
Quando, dopo quasi un mese di navigazione, i Maori si preparavano a sbarcare sulle coste australiane per iniziare l’invasione, trovarono ad attenderli sulla costa di Byron Bay 100.000 aborigeni, provenienti da ogni parte dell’Australia e da ogni tribù, pronti a combattere.
La sola cosa che i Maori poterono fare fu tornare indietro.
Si dice che metà di loro non ce la fece e morì, esausta, sopraffatta dalla furia del mare.
Così finì l’ultimo (e forse il primo) tentativo di invasione dell’Australia.

Quanto di questa storia sia realtà e quanto leggenda, nessuno può saperlo.
Io intanto la conosco.
Conosco un piccolo frammento della storia di una delle più antiche civiltà della terra.
Storia che non si trova sui libri perché imprecisa o sconveniente.
Storia di una civiltà che in meno di 200 anni sta venendo cancellata completamente dalla faccia della terra e dalla memoria della gente.
Sinceramente?
Mi sento fortunato a conoscere questa storia.

Un’altra storia

Dopo tre meravigliose settimane la mia storia con Anni finisce. Lei si sta legando moltissimo e non vuole continuare sapendo che potrei andarmene da un momento all’altro. Non potendo darle torto in alcun modo, davvero a malincuore, rispetto la sua scelta.
Magari un giorno le nostre strade si reincontreranno e sarà diverso. Who knows?

Non avendo più un legame a questa città i miei pensieri ricominciano a viaggiare liberi.
E presto, la febbre del viaggio, sopita dallo splendore di questa città e da un breve ma stupendo rapporto con Anni, torna più forte che mai.

Parlo con Adam e mi dice che se non avesse Katy starebbe ancora viaggiando.
Parlo con Riccardo (quello più fuori di noi), ormai in pianta stabile a Perth fino alla data del suo rientro in patria, e mi dice di partire e raggiungerlo.
Parlo con Gianluca e rimpiange di non poter partire a causa del lavoro.
Parlo con Emma, che è in procinto di partire per l’Europa per un periodo indeterminato, e mi confessa paure, sogni e desiderio di viaggiare.
Saluto Flora, che ieri è ripartita per l’Italia, ed è stata una coltellata. L’idea che non avrebbe più avuto intorno a se tutto questo mi faceva sentire male.

Come buttare benzina su un fuoco.

Melbourne, tra le città che ho visto fin’ora nei miei viaggi passati, è forse quella dove più mi piacerebbe vivere.
Nonostante questo, sento come una pressione nell’animo.
Come una voce che mi ricorda che ho da vedere un intero continente intorno a me e sarà difficile avere una seconda occasione per farlo.

Tra qualche giorno sarà il momento di fare la scelta.
Decidere se il 6 aprile sarà il momento di lasciare per un bel po’ questa città.
Già, perché fare il “Great Circuit” (la strada che gira tutt’intorno all’Australia passando per Uluru), lavoricchiando qua e la ogni tanto e visitando i luoghi più belli dell’Australia, prende tra i 5 e i 7 mesi.
A questi vanno aggiunti un paio di mesi di lavoro forzato per mettere da parte i soldi necessari a partire.
E in una rapida somma sarà il momento di tornare.

Questa mattina, mentre facevo colazione, è partita una canzone.
“La balada del Genesio” di Davide Van De Sfroos.
Penso di non averla mai sentita così “mia” come in questo momento.
Siccome dubito che molti di voi la conoscano vi saluto riportandovene le parole (chi non capisse le parole chieda aiuto ai veri nordici).
Stay tuned!

La Balada Del Genesio

Se ciàmi Genesio o ho faa un pò tütt
puèta, spazzèn, astronauta e magütt
ho pirla per el muund fino all’ultimo chilometro
innàanz e indree cumè el mercurio nel termometro…

Sun naa in söe la löena dumà cun’t i öcc
ho sparaa cuntra el teemp e ho desfàa i urelòcc
ho pregà mìla voolt senza nà giò in genöcc
ho giraa cun’t el smoking e a pee biùtt piee de piöcc…

M’è tucaa imparà che la röeda la gira
che ogni tant se stravacca el büceer de la bìra
tra furtöena e scarogna gh’è una corda che tira
quaand che el diàvul el pìca el ciàpa la mira…

Sun staa l’incüdin e quai volta el martèll
ho dato retta al cuore e quai volta a l’üsèll
nel böcc de la chitàra ho scondüü questa vita
sia i pàgin in rùss che quii scrivüü a matita…

El curtèll in una man e nell’oltra un màzz de fiuu
perché l’amuur e la moort i henn sempre lè scundüü
ogni dè nàvi via cun un basèn o una pesciàda
cul destèn de dree di spàll per mulàmm ‘na bastonàda

E de ogni mia dona se regòrdi el surìis
anca se cun nissöena sun rüvaa ai benììs
tanti donn che in sacòcia gh’eren scià el paradisi
insèma al rusètt hann lassa i cicatriis…

Scapàvi e inseguivi senza mai ciapà fiaa
curiàndul nel veent…fiuu senza un praa
una trottùla mata sempre in gir senza sosta
un boomerang ciùcch senza mai una risposta…

Zìngher e sciuur sempre söel mè binari
suta un’alba e un tramuunt püssèe rùss del Campàri
ma i ricordi i hènn smagg e me spècia el dumànn
el me spècia incazzàa cun scià i buumb a màn…

Sigarètt senza nomm e büceer senza storia
hann faa i ghirigori nella mia strana memoria
tatüagg invisìbil che me càgnen de nòcc
e una vita tiràda cumè un nastru de scotch…

La mia ciciaràda làssa el teemp che la tröeva
vardi el cieel de nuvembra cun la sua löena nöeva
sun el Genesio e questu l’è tütt…
cun qualsiasi vestii, suta…sun biùtt…

giovedì 8 febbraio 2007

Cronache passate e presenti

Rieccomi, dopo innumerevoli sollecitazioni e improperi da parte di amici e parenti, a scrivere di cosa mi accade nella terra dei canguri.
Non lesinerò le parole così avrete come ammazzare un po’ il tempo.
Ripartendo da dove avevo lasciato.

La ricerca del lavoro.

Si prosegue a mitraglia a mandare curriculum.
Si iniziano a fare i primi lavori occasionali come ad esempio traslocatori e, nel caso di Luca, modello…
Un bel giorno, mentre avevo in braccio un mobile da 70 kg mi telefona un’agenzia di promozione (sinceramente avevo mandato tanti di quei curricula che nemmeno mi ricordavo chi fossero) per invitarmi a un colloquio.
Vado e scopro che il lavoro consiste nel fermare la gente per strada e convincerla a sottoscrivere una donazione per la croce rossa australiana.
Avete presente quelle persone con magliette di enti di beneficenza, che quando incontrate cambiate strada per evitare che vi fermino? Ecco, proprio uno di quelli!
Durante il colloquio e la prova ho fatto un’ottima impressione e hanno deciso di prendermi.
Ci ho pensato un po’ su e valutando che era un’ottima palestra per l’inglese e che i soldi non fan mai schifo, ho accettato.

Il lavoro.

Sveglia alle 6.30 ogni mattina.
Per tutti quelli che mi conoscono sarà facile immaginare che genere di tortura possa essere per il sottoscritto.
40 minuti di tram; sta città continua ad essere enorme.
Arrivo in ufficio e mi trovo coi colleghi, una ventina di persona di cui 5 ragazzi me compreso. Piacevole visione.
Training mattutino.
30 minuti di training su marketing e tecniche di approccio dei clienti.
30 minuti di follia allo stato puro.
Urla, danze, proclamazione dei migliori del giorno prima, cacce al tesoro, aerobica, ecc, il tutto con sottofondo musicale degno dello Studio Z.
Dopo tutto questo ci si sposta in giro per la città e si comincia a lavorare.
A fine giornata sono mediamente uno straccio e con la voglia di vivere di un kamikaze pakistano.

La prima settimana passa senza infamia e senza lode, solo con un sacco di stanchezza… tutto questo fino al fatidico giorno del 25 gennaio, il mio compleanno.
Fino a quella data avevo più o meno le idee chiare sui miei programmi futuri.
Da quella data ho deciso di evitare di fare ulteriori piani perché è un’inutile perdita di tempo.

I presagi
Scopro che il 26 gennaio è l’Australian Day, festa nazionale, ergo, non si lavora.
Il 24, in ufficio, viene annunciato che il giorno dopo bisognava vestirsi in maniera australiana e che nel pomeriggio ci sarebbe stato un barbecue con tutti i colleghi, offerto dall’ufficio.
Giornata corta + week end lungo x australiani alcolizzati = cataclisma.

Il mio compleanno.

Inizio a intuire che non avevo ben afferrato lo spirito della giornata quando è entrato un mio collega vestito così.

Il resto dei colleghi erano sulla stessa linea.
La giornata finisce alle 3 e si torna in ufficio.
Continuo a intuire che non avevo ben afferrato lo spirito della giornata quando noto, dirigendoci tutti assieme verso il parco, che non c’era cibo ad eccezione delle patitine fritte… solo alcol.
Ovviamente alle 7 ero già marcio, ma il colpo di grazia doveva ancora arrivare.
La coferma che non avevo ben afferrato lo spirito della giornata è arrivata quando la capa si è alzata ed è arrivato il proclama: “let’s go all toghether on a pub! Tomorrow it’s Australian Day!”
Lungo la strada per il pub, il mio fegato telegrafava disappunto.
Pub, alcol, colleghe tirate a lucido. (la foto non è il massimo perché l’ho fatta col cellulare e l’alcol non mi forniva propriamente una mano ferma).

La serata degenera a una velocità impressionante.
In men che non si dica mi ritrovo ad essere il “fratello italiano” di mezzo locale, la mia crew manager che corre a piedi nudi in mezzo alla srada, gente mai vista che ti offre da bere, sette persone che vogliono salire su un unico taxi e tanto altro.
Ci si sposta in un altro locale passando per l’autostrada (chi dava le indicazioni non era molto in forze).
Diverso locale, stessa solfa. Tre cagate da mangiare e un inferno di bottiglie di vino.
Giunte le 3 di mattina, al terzo cambio di locale, cedo e decido di godermi un meritato riposo, tornando a casa dopo 20 ore esatte che ero in giro e mettendomi a rispondere a un po’ di vostri messaggi.
Per tutti coloro a cui ho risposto al mio compleanno: se ho scritto cagate ora sapete perché.
Per tutti coloro a cui non ho risposto: ora sapete perché me ne sono dimenticato.

Il 26 è giorno di totale riposo. Decidiamo di passare il pomeriggio al mare con Adam (il vicino croato) e la sera cazzegginado bellamente in un’apoteosi di assoluto Niente.

Il 27…
Bucato, spesa, pulizie domestiche, lavaggio dei piatti arretrati di giorni, una tranquilla giornata domestica… nulla lasciava presagire cosa sarebbe accaduto dopo.
La sera usciamo e andiamo all’Espi, uno dei locali storici di Melbourne, situato sul lungo mare.
È proprio qui che conosco Anni.
24 anni, finlandese, emigrata in Australia 15 anni fa con la famiglia, veramente bella!
Iniziamo a chiaccherare e, col fatto che lei parla anche spagnolo e un po’ d’italiano, la comunicazione è notevolmente facilitata.
La serata passa in uno schiocco di dita e nei giorni seguenti iniziamo a frequentarci.
Prima ancora di renderci conto di cosa ci stia succdedo ci ritroviamo molto più legati di quanto potessimo immaginare.
Per quanto riguarda cosa accadrà in futuro… chi può dirlo?
Per ora sto molto bene così e mi godo il momento. Poi, chi vivrà, vedrà.
Intanto i bookmakers potranno sbizzarrirsi in quotazioni.
Visto che tanto so che se non lo facessi verrei sommersi da domande, tanto vale che vi metta una sua foto.

La settimana successiva, lavorativamente, parte maluccio e migliora molto sul finire.
Tra le follie del mio ufficio, il lunedì viene indetta una gara tra due squadre (brown eyes VS weird eyes) a chi fa più vendite. Premio: 200 dollari da spendere in… ALCOL! (tanto per variare)
Ovviamente gli weird eyes vincono (siamo i più fighi, non ci son santi) e ci ritroviamo all’Espi, a goderci la nostra giornata corta, con il tramonto sul mare e circa una quarantina di litri di birra in 10.
Il lavoro non mi fa impazzire ma miei colleghi sono tutti dei bei soggettini, quindi è fin piacevole. L’unica che proprio mi sta sulle palle è la crew manager; una diciottenne troppo piena di se, con un difetto di pronuncia degno di Paperino e con la profondità d’animo di un foglio di carta velina.

Visto che sul finire della settimana le mie abilità erano notevolmente migliorate mi è stato chiesto di partecipare ad un road trip. In soldoni, fare lo stesso lavoro, ma in qualche cittadina dell’entroterra, per una settimana. Nella fattispecie a Shepparton. Una cittadina di 10000 anime contando anche le mucche, le pecore e i cani.
Accetto… e faccio una cazzata madornale.

Infatti, causa problemi vari degli altri colleghi, ci siamo ritrovati ad essere solo in 3: io, la crew manager, e un’altra ragazza, di per se non male, ma amica della prima.
Per farvi capire il genere di posto dove ero vi mostro una foto della stazione ferroviaria.

Provate a immaginare cosa significhi fare un lavoro che non vi piace un gran che, isolati e, soprattuto, 24 ore al giorno con una persona che non vi piace, anzi, che proprio urta solo il sentirne la voce.

Ho retto 3 giorni prima di mandare a cagare lei e il lavoro.

Oggi è infatti il mio primo giorno da nuovamente disoccupato e quindi, prima di ricominciare la caccia, ho deciso di dedicare un po’ di tempo al blog.

Scusate per la lunga attesa; prometto che cercherò di essere più dilegente.

Un abbraccio a tutti e alla prossima.